Nella nostra valle, esistette l’ Alpinismo semplicemente perché esistevano le montagne, le Guide Clautane furono testimoni e protagoniste dell’ epoca in cui questa attività si sviluppò su tutto l’ Arco Alpino. Guida e Montagna, binomio indissolubile, come indissolubili sono le nostre crode, a loro volta mute protagoniste dello scorrere del tempo, a tal punto da meritarsi l’ appellativo, a quei tempi, di PREALPI CLAUTANE, talmente tante erano le svettanti cime da comprenderle tutte, anche al di fuori dei confini comunali.
LE GUIDE CLAUTANE
Verso la fine dell’ 800 anche in Valcellina iniziò la sistematica esplorazione delle montagne da parte di alpinisti friulani, tedeschi ed inglesi, a questi spetta la prima divulgazione delle Prealpi Carniche. Sovente erano accompagnati da cacciatori locali, profondi conoscitori del territorio ma questo non avveniva in maniera continuativa e professionale. La prima persona capace, seria, ottimo conoscitore delle montagne, arrampicatore e disposto ad accompagnare in maniera continuativa fu ALESSANDRO GIORDANI, accanto a lui cresceva il nipote LUIGI GIORDANI detto BIGAREL. Loro furono le prime ed uniche Guide Clautane, da abili cacciatori qual erano, avevano percorso tutte le cime e valli circostanti, possiamo presumere che avessero raggiunto diverse cime inviolate ma per modestia non lo divulgarono. Solo più tardi, con l’ avvento dell’ importanza e della fama dell’ alpinismo collaborarono ad accompagnare alpinisti forestieri bramosi di raggiungere vette inesplorate. I loro nomi non sono famosi ma possono ben figurare accanto ad imprese molto più celebrate ed in ambienti più importanti. Le principali salite delle due Guide Clautane avvennero fra il 1891 ed il 1910 lungo le principali cime dell’ Alta Val Cellina.
Purtroppo dalla fine della loro epoca fino ai giorni nostri, a Claut ed in Valcellina, nessun alpinista ha più intrapreso la difficile strada di diventare Guida Alpina.
Questa è una grandissima testimonianza x Claut, sapere che 100 anni fa esistevano ben 2 “GUIDE ALPINE” dell’ epoca, significa che l’ ambiente circostante ben si prestava alla pratica della SCALATA, che le nostre CRODE erano ambite dai forestieri, che in quel momento Claut esisteva nel grande mondo dell’ alpinismo.
MONTE MAGOR
Un’ altra grande testimonianza dell’ alpinismo storico dei primi del ‘900 a Claut, la troviamo sulla PARETE NORD-EST del MONTE MAGOR, una gigantesca muraglia Dolomitica con un dislivello di oltre 600 metri. Raggiungibile dalla Val Chialedina passando per Casera Frugna fino ad arrivare al Cadin di Magor, da cui partono le vie della Parete Nord-Est. Poco tempo fa, andai al cospetto di questa parete, l’ ultima volta fu da giovane, molto giovane, ricordo che rimasi ammutolito osservando nel complesso, questa immensa croda, bellissima e solitaria. Il confronto che mi venne immediato, fu con la blasonata Tofana di Rozes, con cui condivide la roccia, molto simile per dimensioni e sviluppo, però la conclusione dei miei pensieri fu che questa era molto più affascinante.
Su questa parete esistono vie storiche che portano nomi celebri di alpinisti dei primi anni del ‘900 come CARLESSO-TAJARIOL oppure più recenti, degli anni 80, MIOTTO-SAVIANE, GALLO-CARRARA.
Subito a fianco, verso Erto, troviamo la PARETE NORD con dislivello di circa 700 metri, che ospitò anch’ ella nomi illustri tra cui: DE NES-COLETTI, qui la cordata MIOTTO-SAVIANE, a detta di Saviane libera il GRAN DIEDRO, la via più difficile della sua carriera. Altri alpinisti “forestieri” salirono queste pareti, forse però, la cordata più famosa della parete fu quella di HASSE-LEUKROTH (Lo stesso Hase delle Tre Cime), che liberò la diretta, aprendo l’ epoca dell’ alpinismo stremo su questa superba Parete Dolomitica.
Nel recente passato, anni 80, solo una cordata di due alpinisti locali, ha aperto un paio di vie lungo la Parete Est del Magor, poi questa immensa e magnifica parete è stata dimenticata, forse perché ci vogliono 3 ore abbondanti all’ attacco, forse perché il bivacco che esisteva è stato distrutto da una valanga o forse perché l’ alpinismo è cambiato perché sono cambiati gli alpinisti.
GRUPPO DEL PRAMAGGIORE
Il Gruppo Clautano del PRAMAGGIORE fu il grande teatro dei giochi alpinistici dei primi anni del ‘900, specialmente la VACCALLIZZA, con le sue infinite guglie e cime, venne salita numerose volte, sia dal versante clautano, sia dal versante cimoliano. IL BEGARELLI, accompagnò su queste torri nomi famosi dell’ epoca come VON GLANVELL, PETRISCH, REINL, DOMENIGG, KAUFMANN, HAMBURGER, FINNER,PATHERA, il Von Glanvell, si sarà capito era lo stesso della prima salita al CAMPANILE DI VAL MONTANAIA. I SUOI “Amici Tedeschi”, come ricorda Luigia Giordani, figlia di Alessandro, gli permisero, poi, vista la sua bravura, di farsi accompagnare numerose volte sulle dolomiti. “…era diventato una Guida Alpina con regolare patentino…era molto richiesto, lo pagavano fino a dieci volte la paga di un boscaiolo”. (Luigia Giordani). Nel Gruppo della Vaccalizza esiste Punta Begareli, a ricordo della figura di Luigi Giordani, Guida Alpina.
L’ ULTIMO ALPINISMO
All’ epopea storica ed affascinante dell’ alpinismo di scoperta di quegli anni, però, non seguì un grande interesse, almeno fino agli anni 80, in cui un gruppo di giovani del luogo, diede vita a numerose prime scalate nel Gruppo del Pramaggiore e di Monte Magor. Prime salite o ripetizioni delle scalate storiche, giovani a cui si aggregarono anche diversi forestieri, tutti accumunati dal fascino della scoperta, molti gli itinerari aperti, alcuni anche di notevole spessore. Anche questo periodo ricalca una fase storica dell’ alpinismo ben definita e forse, l’ apice massimo raggiunto dal movimento. Purtroppo quel fascino non seppe essere tramandato, rimase chiuso negli schizzi conservati gelosamente dagli apritori, la divulgazione non era tra i loro compiti, non ci fu seguito. Ma forse questo pone le proprie radici anche in altre motivazioni tra cui gli avvicinamenti lunghi, l’ assenza completa di punti di appoggio, la reale possibilità di bivaccare in parete, la zona completamente sconosciuta.
Oggi abbiamo passato da diverso tempo gli anni duemila, viviamo il nostro tempo, ci sono timidi cenni di ritorno alle origini, forse anche nell’ alpinismo, le vie inflazionate delle Dolomiti stanno perdendo qualche punto, magari in favore di un po’ più di scoperta, chissà che i tempi non stiano maturando per una nuova epopea dell' andar per crode.